Italiani, popolo di raccomandati

Italiani, popolo di raccomandati. E di mandati a quel paese, ogni tanto. Capita infatti che un’agguerrita Agnese Ciulla, assessore alle Attività Sociali del Comune di Palermo, si ritrovi sulla scrivania faldoni di segnalazioni in risposta a un progetto di promozione giovanile. E decida di rendere pubblica l’indecenza comune del mezzo gaudio.

“Pressioni, indicazioni, pizzini e segnalazioni di vario tipo saranno immediatamente cestinati”

ha tuonato l’amazzone siciliana. Mirabilia pubbliche, avranno pensato i suoi colleghi in consiglio. Niente affatto. Pare che in aula non l’abbiamo presa benissimo. Genericità accusatoria, le hanno rimproverato. Il fatto è che la “spintarella” appartiene al paese. Quello della prima, della seconda, dell’eterna repubblica. Restituisce l’immagine neorealistica dell’Italia delle tante ragioni irragionevoli: i richiedenti, gli sponsorizzanti, i conniventi. Un tempo, si chiamava sistema clientelare. E ha falcidiato la cultura della politica per la politica. Ha messo in ginocchio i partiti. Ha foraggiato l’astensionismo. Ha allargato la forbice tra paese legale e paese reale. La risposta, però, non è sempre demagogica. A volte, è esemplare. Prendete esempio, appunto.

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